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La Sicilia e altre questioni: dibattito aperto Stampa

Se il "Parlamento delle Due Sicilie", come è stato detto più volte, è l'agorà nella quale confrontarsi con idee e proposte, quanto mai utile e attuale questo "dibattito" a più voci "parlamentari" aperto nel delicato e importante momento che sta vivendo la Sicilia in queste ore. Caro Nando, ho letto l’intervento di Alessandro Romano e quello nando Dicè e sostanzialmente li condivido entrambi: in fondo dicono la stessa cosa. Quelli siciliani sono segnali importanti e se le categorie “ufficiali” o i giornali “ufficiali” li ignorano o li contestano, i segnali sono ancora più positivi…  Il problema, però, è tutto nelle conclusioni dei due interventi: una vera “rivoluzione è prima di tutto culturale”, scrive Alessandro, con una “vera presa di coscienza da parte del popolo; “io sono con loro, vorrei fare di più ma mancano uomini che nella pratica sappiano fare queste cose ed è il mio rimpianto”, scrive Dicè. A conti fatti: dobbiamo continuare a lavorare ai nostri progetti insorgenti, neoborbonici e "parlamentari" senza pensare mai che sia tempo sprecato: qualche anno fa avremmo mai ipotizzato certi numeri e certi consensi intorno a certe idee? Avremmo mai immaginato anche di fare discussioni importanti come questa? Spesso la storia insegna davvero: d’accordo sulle classi dirigenti in grado di “dirigere” le “masse” (e ci stiamo lavorando, noi come voi e pochi altri), ma le stesse classi non possono rischiare di trovarsi (come sta capitando anche in Sicilia e mi è stato confermato da diversi amici siciliani) di fronte a “masse” addirittura ostili perché non hanno capito e non condividono obiettivi e forme della battaglia e si lamentano perché devono andare a lavorare a piedi o non hanno la Ferrarelle in frigo… E il tutto senza considerare che il cuore e il motore (efficace) della "rivolta siciliana" sono quegli trasportatori capaci di bloccare (anche in 50) strade e supermercati (e non mi risulta che ci siano autotrasportatori tra noi). Né, del resto, avrebbe senso imporre "dall'alto" bandiere che sarebbero viste come strumentalizzazioni da chi è in strada (e non dietro ad un pc a centinaia di km). In caso contrario, credendo (!) ai proclami di facebook (c'è ancora chi crede alla favola di Obama eletto dalla rete...), rischieremmo di trovarci (se ci va bene) in 20 in una piazza sfiorando la possibilità di risultare patetici e/o di bruciare anni di credibilità e di speranze anche in buona fede. Ruffo, la notte prima del vittorioso ingresso a Napoli il 12 giugno del 1799, inviò alcuni soldati calabresi a cavalli spronati dalla spiaggia del Mercato al centro della città: gridavano “chi viva?” e aspettavano ansiosamente la risposta dei Napoletani. Se avessero gridato “viva la repubblica”, il giorno dopo ci sarebbe stata una battaglia durissima e sanguinosa… Prima da un balcone, poi da un altro, si sentì gridare “viva ‘o rre!” e fu il segnale di una festa che illuminò tutti i balconi per tutta la notte… Continuiamo a lavorare, allora, e a conquistarci e a illuminare quei balconi… Quegli uomini “pratici” e “consapevoli” invocati da te e da Alessandro, le rivolte, le rivoluzioni, la libertà e tutto il resto delle cose per le quali soffriamo e ci battiamo, saranno una conseguenza e il frutto del nostro lavoro. E, credimi, dopo 20 anni di battaglie, c'è bisogno di una buona dose di serenità e di coraggio per arrivare anche a queste conclusioni. Ci vuole tempo? Viviamo (e usciremo) da 150 anni di colonizzazione: non è colpa mia, non è colpa di Alessandro, non è colpa tua. Andiamo avanti, senza rimpianti e senza dubbi. Un abbraccio.
Gennaro De Crescenzo - Movimento Neoborbonico (Commissione Cultura - "Parlamento delle Due Sicilie")

2)
Ci chiedono da più parti di conoscere il nostro pensiero circa quanto sta accadendo in Sicilia da qualche giorno. Quella rivolta diffusa e partecipata che sta gradualmente paralizzando i paesi e le città della Sicilia e, da qualche ora, della Calabria.Sicuramente una situazione preoccupante per l’ordine pubblico visto che, da un momento all’altro, potrebbe degenerare in una rivolta generalizzata con sviluppi inimmaginabili. Tuttavia nonostante i toni euforici di alcuni indipendentisti e l’incitamento ad intervenire nella “lotta” da parte di chi “arma e manda” da una comoda poltrona ben piazzata sotto una tastiera di un p.c., quella in atto non è una “rivoluzione identitaria”. A confermare ciò non sono solo le innumerevoli bandiere italiane piazzate qua e là su automezzi e barricate e nemmeno le componenti associative che hanno dato vita alla protesta che, oltre al Movimento dei Forconi (associazione autonoma di contadini), sono individuate dal Partito delle Aziende, dal Movimento di Riccardo Sindoca, da Mariano Ferro, il fondatore del MPA di Lombardo, da Scilipoti e il suo partito, dal "Movimento per la gente" di Maurizio Zamparini, dal Presidente del Palermo Calcio, dalle Associazioni Imprese Autotrasportatori Siciliani e da Forza Nuova. Che non è una “lotta a base identitaria” lo dicono sia gli organizzatori che i partecipanti. Pertanto è chiaro che la protesta, anche se sacrosanta, punta a sanare solo i sintomi e non la causa del male. Purtroppo il problema è sempre lo stesso, la mancanza di una presa di coscienza da parte del Popolo. In queste condizioni di “marcata ignoranza identitaria” qualsiasi iniziativa, anche se di dura protesta, già al nascere è destinata a fallire. La vera rivoluzione è quella culturale, quella che prende vita nel pensiero dell’uomo libero, quella rivoluzione ideologica in grado di trasformare il dolore in gioia, gli anni in minuti, le sconfitte in vittorie. Solo quando si vedranno sventolare sulle proteste della nostra Gente le bianche bandiere dinastiche delle Due Sicilie, si potrà salutare l’alba di una nuova era.  Cap. Alessandro Romano - Movimento Neoborbonico (Coordinatore-"Parlamento delle Due Sicilie")

3)
Caro Alessandro, come sono vere le tue parole “È CONTRO I SINTOMI NON CONTRO LE CAUSE DEL MALE” : nessun accenno identitario, nessuna distanza dallo Stato Italiano (vero mezzo di massacro della Sicilia) , pochissimi riferimenti all’applicazione dello Statuto, nessuna critica al sistema monetario…. Ma non concordo sulla tua presa di distanza.Questa limpidezza e coerenza ideale è la stessa che all’inizio “m'ha futtuto” , nel senso che sono partito in ritardo pur avendo tutti i contatti per essere presente fin dall’inizio, e proprio perché ho voluto analizzare le cose che hai scritto ho tentennato…. Grave errore da parte mia, ma anche questo teorico, perché poi mettendomi in moto, ho visto nella pratica le differenze…. Qui da noi nessuna delle categorie che in Sicilia si è mossa e si è voluta muovere con noi (o anche senza di noi, chi se ne fotte…). Quindi anche avendo un piccolissima classe dirigente organizzata, non abbiamo avuto l’aggancio con la realtà operativa. Qui le cose vanno diversamente, ed anche questo sarà oggetto di analisi…. In pratica, però ho visto delle cose di cui non posso non tener conto. Una grande capacità organizzativa e tecnica: certo poca cosa rispetto all’organizzazione dei partiti di massa degli anni 1970-80, ma TANTA COSA, dopo 25 anni di berlusconismo che ha distrutto addirittura i luoghi di aggregazione dove si impara l’organizzazione politica. E quindi da dove potevano nascere gli organizzatori di piazza? Quelli dei presidi? Quelli che organizzano la logistica? Quelli che gestiscono i punti di raccolta? Non posso credere che nascano dal virtuale soltanto.
Ci vogliono anni per creare uomini capaci di Politica concret, e per concretezza intendo proprio organizzazione reale della piazza. Anni, e non pochi anni… ed è logico che quelli che hanno organizzato la rivolta Siciliana si sono “allenati”: non basta la passione, ci vuole la pratica. Poi è evidente che la loro pratica non è avvenuta nel solco dell’identirarismo: quindi per noi, questa è una rivolta, non una rivoluzione, ma c'è anche da dire che noi paghiamo i nostri errori e neanche nella semplice “rivolta” troviamo spazio. Perché noi identitaristi, duosiciliani, puristi della teoria, non abbiamo in questi anni creato quella “scuola” che oltre alla diffusione storica sia capace di creare classe dirigente politica? Una “coscienza di popolo” che da sola mobiliti le piazze? Voglio solo ricordare che questa favoletta nata con la rivoluzione francese , non trova riscontro nella storia. Dagli Insorgenti di Ruffo, sino ai guerriglieri del “sentiero luminoso” tutti hanno avuto una classe dirigente che ha incarnato e praticato “una coscienza collettiva” e non il contrario. Con Internet poi la “rivoluzione culturale” è ormai l’illusione per eccellenza. La velocità di informazione e quindi la poca possibilità del ricevente di sedimentare, filtrare e fare proprie nella pratica quotidiana le idee acquisite creano dei colti in teoria e degli ignoranti nella pratica. Non è una rivoluzione, ma una rivolta? Sicuramente…..ma nella storia le seconde, hanno sempre preceduto le prime. Non c’è tanto da fare i “professori”: in questo caso c’è solo da imparare, anche da quelli che sino ad ieri erano con l’MPA o via dicendo… Hanno cambiato idea? Benissimo. Non l’hanno cambiata, ma vogliono cambiare le cose? Bene. I FORCONI SONO SEMPRE STATE LE PRIME ARMI DELL’INSORGENZA e questo la storia lo insegna. Io sono con loro, vorrei fare di più…ma uomini che nella pratica sanno fare queste cose ce ne sono pochi…ed è questo il mio unico rimpianto.
Nando Dicè - Insorgenza Civile (Commissione Esteri "Parlamento delle Due Sicilie")

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