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I fondi per il Sud erano già del Sud? PDF Stampa E-mail

Soddisfazione ovvia per i provvedimenti del governo che assegnano a quattro regioni meridionali (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) 2,3 miliardi di euro ma è necessario porsi qualche domanda: perché “tagliare” le altre regioni del Sud? Che cosa si intende quando si afferma che si tratta di una “riprogrammazione di fondi europei destinati al Mezzogiorno definanziando interventi con criticità di attuazione”? Dopo le negative esperienze dei fondi straordinari dell’antica Cassa per il Mezzogiorno (non compensati da fondi ordinari) e dei recenti fondi Fas tolti al Sud e trasferiti al Nord, sarebbe opportuna una maggiore chiarezza quando si trattano temi delicati e drammatici legati alle popolazioni meridionali vittime di una crisi che dura non da pochi mesi ma da circa un secolo e mezzo (Commissione Economia - “Parlamento delle Due Sicilie”).

FONTE IL SOLE24ORE http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-11/monti-riprogrammazione-fondi-comunitari-154542.shtml?uuid=AbNI09aF

Arriva un piano per il Sud contro la povertà per «attenuare il disagio delle persone colpite dalla crisi». Lo ha detto il premier Mario Monti presentando a palazzo Chigi la riprogrammazione dei fondi comunitari destinati al Mezzogiorno. Il governo, infatti, ha riprogrammato 2,3 miliardi di euro dei fondi comunitari nelle regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, «de-finanziando interventi con criticità di attuazione, obsoleti o inefficaci». Monti ha ricordato che «il rigore è il metodo. La crescita, il lavoro, l'inclusione i fini». Alla conferenza stampa, oltre al presidente Monti, hanno partecipato anche il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, il ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi e il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero. Il premier ha detto che il taglio delle tasse grazie ai proventi della lotta all'evasione è «astrattamente possibile».  Ecco nel dettaglio la ridistribuzione dei 2,3 miliardi
Di questi 2,3 miliardi, 845 milioni sono destinati a obiettivi di inclusione sociale: cura dell'infanzia (400 mln); cura degli anziani non auto-sufficienti (330), integrazione della politica dell'istruzione contro la dispersione scolastica con azioni per la legalità nel territorio (77), progetti promossi da giovani del privato sociale (38 mln). Gli altri interventi per 1,498 miliardi sono rivolti alla crescita attraverso iniziative per i giovani, interventi per promuovere lo sviluppo delle imprese e la ricerca, promozione dell'innovazione dal lato della domanda attraverso bandi commerciali, valorizzazione di aree di attrazione culturale e riduzione dei tempi della giustizia. Un piano sociale, ha spiegato il ministro Barca, che «non trascura la crescita quando si occupa di equità».