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La fine della Banca del Mezzogiorno PDF Stampa E-mail

La Banca del Mezzogiorno era prevista nella Finanziaria 2010 del governo Berlusconi, con tanto di fondi già stanziat: il governo Monti, dove gli uomini di Intesa-San Paolo, con in testa l’ex amministratore delegato Corrado Passera e l’ex vicepresidente del Comitato di Sorveglianza Elsa Fornero, sono presenti in forze, hanno di fatto dimenticato l’Istituto di credito pensato per finanziare le imprese del Sud ed avviare un processo di riequilibrio nell’unica delle 81 regioni dell’Ue priva di banche di dimensioni medio-grandi. La Banca del Mezzogiorno (Bdm) è partita a fari quasi spenti, nel silenzio della stampa, il 2 febbraio scorso ed ha cominciato ad operare in appena 113 sportelli postali sparsi nelle 8 regioni meridionali (sportelli spesso collocati ai margini degli uffici già esistenti). Entro la fine di marzo – annuncia un comunicato – diventeranno 250. Ma nelle regioni del Mezzogiorno di sportelli postali ce ne sono 4mila 500. La ragione sociale del nuovo Istituto con un logo del tutto anonimo è diventato Banca del Mezzogiorno - Medio Credito Centrale s.p.a. Il progetto originario di una Banca del Sud dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti (portato avanti con esasperante lentezza) prevedeva 7mila 500 sportelli e la presenza tra i soci delle Banche di Credito Cooperativo e delle Popolari. Nell’attuale Banca del Mezzogiorno, invece, di soci privati non ce ne sono. Il capitale sociale è di appena 132 milioni. La sede - come avveniva per le società della Cassa per il Mezzogiorno - è a Roma, in via Piemonte 51, la stessa del Medio Credito Centrale (Mcc), che è stato acquistato da Poste Italiane per dare vita al nuovo Istituto. Al Sud, la Banca del Mezzogiorno non dispone neanche di un ufficio. Nel suo Consiglio di amministrazione, guidato dal presidente di Poste Italiane Massimo Sarmi, nato in provincia di Verona, non c’è neanche un meridionale. L’amministratore delegato, Piero Luigi Montani, si è dimesso quattro mesi dopo la nomina per passare alla Banca Popolare di Milano. Tra i consiglieri figura l’ex presidente del Milan degli anni ’70 ed ex sindaco di Roma Franco Carraro. La Banca del Mezzogiorno non potrà erogare finanziamenti a nuove imprese ma solo sostenere investimenti a medio e lungo termine, la stessa attività svolta dal Medio Credito Centrale. Tra il 2012 ed il 2014 – secondo le previsioni – potrà erogare finanziamenti (da 10 a 200 mila euro) ad imprese che abbiano sede in una delle regioni del Sud per 1,5 miliardi complessivi grazie all’emissione di obbligazioni con un regime fiscale agevolato al 5%, contro il 12.5% dei titoli di Stato ed il 20% delle obbligazioni emesse da aziende private. Ma anche sull’acquisto dei bond è sceso il silenzio e non c’è traccia di informazioni sullo scarno sito Internet della Bdm(http://www.mcc.it/), che è ancora quello del Medio Credito Centrale. Che cosa potrà fare concretamente la Bdm per l’economia del Sud? Ben poco, con queste premesse. Monti, Passera, la Fornero, e tutti gli esponenti di rilievo del governo dei banksters,hanno disertato il 9 febbraio scorso, al Senato, la presentazione ufficiale della nuova Banca. Un segnale chiarissimo. Servirebbe una battaglia dei presidenti delle Regioni e dei politici meridionali. Ma sono gli stessi che finora, nella lunga gestazione della Banca del Mezzogiorno,come in precedenza nella vicenda della (s)vendita del Banco di Napoli, sono rimasti in silenzio. Chi ha parlato, lo ha fatto per difendere gli interessi dei grandi Istituti di credito del Nord, comeIntesa-San Paolo, proprietaria del Banco di Napoli, che al Sud dispone di quasi 1000 sportelli. Commissione Economia e Finanze  (FONTE: Lettera Napoletana 50/12).