gototopgototop
I provvedimenti del governo: analisi e prospettive
Certo, la critica è cosa facile e si corre sempre il rischio di cadere nel qualunquismo nella solita tiritera, nella solita lagna. Però, una occasione come questa era da cogliere al volo per cercare di risolvere veramente non dico tutti, ma almeno qualcuno dei problemi. E invece, malgrado tutti i politici avessero sbandierato la loro disponibilità ad accettare qualsiasi soluzione prospettata dal Governo, lasciando intendere (ovviamente) di essere pronti a qualsivoglia sacrificio, in effetti nessuno, o forse pochi, si sono resi conto che (come sempre) i politici si rattristavano e davano comunque piena disponibilità per i sacrifici che sicuramente avrebbero accettato,  non loro, ma i cittadini cosiddetti comuni.  Facce contrite che più ipocrite non potevano essere. Si è detto che un governo di tecnici avrebbe fatto qualcosa che un governo politico non avrebbe mai potuto fare, vista l’impopolarità dei provvedimenti da adottare. Mi sembra una formidabile autoaccusa perché ciò significa che i nostri politici non pensano al bene della nazione, dei cittadini che rappresentano, ma paventano solo la possibilità di non essere rieletti e per questo non vogliono adottare provvedimenti che loro stessi dichiarano utili e necessari. Si può essere più diabolici di così ? Si cerca di togliere le classiche castagne dal fuoco con le mani di altri, restando però padroni del vapore. Carta che vince … carta che perde. In effetti hanno conclamato la necessità di tecnici che potessero tirar fuori dal cilindro provvedimenti miracolosi seppur duri e pesanti da sostenere (sempre da parte dei cittadini) e cosa è venuto fuori ? Sinceramente non c’era bisogno di super esperti per risolvere i problemi aumentando l’ICI, aumentando l’IVA, aumentando i carburanti, riducendo le pensioni, facendo lavorare di più quanti hanno la fortuna di avere un posto di lavoro (ma che aspirano ad un giusto riposo dopo tanti anni di lavoro oltretutto in modo da concretizzare il tanto sbandierato “largo ai giovani”), aumentando i valori catastali e tutto il resto. Però chi possiede una Rolls-Royce pagherà una super tassa. Figuriamoci il solletico che avvertirà il proprietario di uno Yacht da 30 metri e oltre. Poi sono previsti dei, diciamo così, contentini: liberalizzazione degli esercizi commerciali, riduzione del numero dei componenti di alcune commissioni (che poi staremo a vedere quali incarichi verranno affidati a chi viene esautorato), piccole agevolazioni alle imprese che sicuramente genereranno più problemi che benefici (historia docet). Solo contentini. E’ il caso di dirla con Virgilio “Timeo Danaos et dona ferentes” , dove i Danai nel nostro caso sono rappresentati dalla classe politica. Carta che vince … carta che perde. Faremo presto i calcoli giusti per poter dire, per esempio, che la riforma delle pensioni, così come proposta darebbe un gettito o, se si preferisce, un risparmio pari a tot milioni o miliardi di euro, diverso o minore di quello che si sarebbe ottenuto varando altro tipo di riforma. Una cosa però è certa, matematica. Non si è fatto centro. I “papaveri”, e ce ne sono tanti, continuano a percepire redditi da pensione, ancorché rettificati, di moltissimo superiori ad un reddito da conduzione di vita più che agiata. Di contro, e questo non è qualunquismo ma dura e triste realtà, ci sono tantissimi altri cittadini che percepiscono una pensione veramente misera ma che comunque sono stati chiamati al sacrificio. Tanto per capire meglio, credo che 10 euro sottratti ad una misera pensione pesano molto ma molto di più di 10.000 euro sottratti a pensioni dei citati “papaveri”.  Che problemi potrebbe avere un proprietario di Rolls-Royce a pagare una anche pesante tassa rispetto ad un pensionato che si vede aumentato in misura più che sensibile il reddito catastale della propria unica abitazione con conseguente aumento di Irpef, Ici e quant’altro? Di esempi se ne potrebbero fare tanti, anche in altri ambiti. Nel campo del lavoro si prospetta l’aumento dell’età pensionabile. Potrebbe sicuramente essere una cosa giusta, considerato l’aumento della prospettiva di vita; giusta anche la parità con il gentil sesso. Però i tanti, ma tanti giovani senza lavoro?  Quale potrebbe essere una soluzione? Credo che la causa si possa ricercare a monte. C’è troppa disoccupazione intellettuale a fronte di una forte e disattesa richiesta di prestazioni tecniche e manuali.  E’ sacrosanto aspirare ad un titolo di studio, ma siamo onesti, quanti sono i giovani che studiano veramente in modo serio? E’ vox populi che c’è una infinità di laureati che non ha spessore culturale, che non è in grado di scrivere una lettera decente, che si scarica da ogni responsabilità affermando “l’ha detto lui”, riferendosi al computer. Tutti hanno diritto di studiare, ma solo “tutti” quelli che lo vogliono fare con serietà e dedizione. Siamo arrivati al punto che un preside di facoltà ha riferito, nel mentre di un discorso in proposito degli studi universitari, che sono costretti periodicamente a bandire esami che ha definito “di rottamazione”, per poter dare un diciotto a “tutti” in modo da garantire una percentuale di laureati tale da non perdere il contributo dello Stato per la sopravvivenza dell’ateneo. Altro che “fucina di menti”! Non sarebbe più logico e meno costoso per tutti, e questa volta veramente tutti, avere un minor numero di sedi universitarie, ma di alto livello? Una pronta osservazione: perché impedire ad un giovane volenteroso l’accesso all’università solo perché privo di mezzi per sostenersi in un paese che potrebbe essere molto lontano dalla sua residenza? Risposta altrettanto pronta: i giovani meritevoli dovrebbero poter studiare dove vogliono con spese a carico dello Stato che in questo caso spenderebbe sicuramente di meno rispetto a quanto spende per mantenere atenei che non servono. Si è creduto di risolvere il problema operando come al solito sull’effetto e non sulla causa.  Si è creato il numero chiuso con accesso solo a quanti avessero superato il test di ammissione, con tutte le storture e le inevitabili ingiustizie che tale metodo comporta. Non sarebbe più semplice lasciar andare avanti negli studi solo chi sta in regola con gli esami? In una parola: selezione.  Selezione vera, rigorosa: va avanti solo chi merita e non chi riesce a malapena a strappare un titolo e poi reclama una occupazione adeguata al titolo conseguito. Ci sono altre numerose strade. Potenziamento di vere scuole tecniche e per tecniche va inteso il settore dell’agricoltura, dell’artigianato, dei servizi e quant’altro; aiutare concretamente chi vuole iniziare una attività  ma vero e rigoroso controllo dell’impiego dell’aiuto ricevuto. Per certi versi trovo giusta l’abolizione, mi sembra di aver capito questo, delle pensioni di anzianità; trovo giusto il sistema contributivo in luogo di quello retributivo, ma trovo aberrante che continuino ad esistere liquidazioni milionarie ai sempre onnipresenti “papaveri”, appartenenti e non alla classe politica, per cessazioni di cariche, o per meglio dire, per scambio di cariche. Tizio, dopo pochi anni di attività (si fa per dire), cessa di essere presidente del tale Ente e percepisce (senza voler considerare i lauti stipendi) una liquidazione a dir poco principesca, ho sentito parlare anche di quaranta, dico quaranta, milioni di euro, per diventare poco dopo presidente di altro Ente il cui presidente cessato, con altra liquidazione principesca, diviene a sua volta presidente dell’Ente da cui proviene Tizio. Per non dire di nomine a parenti ed amici. E’ una cosa che, come diceva mia nonna, grida vendetta al cospetto di Dio. Ma su questi argomenti si è discusso già in modo pesante e da più autorevoli pulpiti.  Nulla è cambiato però. Perché? Ma quando ci sarà la vera riforma che abbatterà i famigerati costi della politica? Ripeto, la critica è facile. Quousque tandem Catilina (nostra classe politica) abuteris patientia nostra?  Credo che questa nostra pazienza non ha limiti, ma voglio fortemente sperare che non sia così. Purtroppo non ho ancora i numeri necessari per un discorso tecnico di osservazione critica del provvedimento. Non conosco, né sono in grado di reperire e/o quantificare le maggiori entrate previste per ciascun titolo né l’impatto economico delle minori spese. Una cosa però resta certa. Ancora una volta,  Quousque tandem? Sono stati richiesti grandi sacrifici solo ai comuni cittadini che, sono sicuro, li affronterebbero con fermezza, con fede, direi con stoicismo, solo se avessero il conforto di essere affiancati nella sopportazione di questi sacrifici dalla classe politica e di vedere finalmente la “casta”  come parte integrante del paese e non come un’entità a sé. Paolo Maria Corsi dei Marchesi Bucci (resp.le Commissione Bilancio e Economia del “Parlamento delle Due Sicilie”)