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Attività Produttive Stampa

Estate 2005  (Dal Mensile Porto&diporto, ottobre 2005)

La classe politica napoletana

e gli attivatori di ricchezza

L’ultimo quinquennio è stato caratterizzato da una crisi economica che ha investito tutto il settore produttivo dovuto sia ad una situazione internazionale, sia ad una ristrutturazione socio-economica nazionale. L’unico settore che è stato sempre in movimento con percentuali di crescita positive e con ingenti investimenti pubblici e privati è stato quello dei trasporti. Ma possiamo dire che ciò sia accaduto anche per il porto di Napoli? Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da investimenti per nuove infrastrutture che hanno dato un contributo determinante alla crescita della più grande azienda campana (come viene definito il porto di Napoli)? La classe politica napoletana ha fatto tutto il possibile per la crescita economica di questa area?

La più importante infrastruttura che il porto di Napoli potrebbe avere è il nuovo terminal contenitori che secondo le promesse della suddetta classe doveva già essere in via di ultimazione se non addirittura operativo. Questa tipologia di infrastruttura è in grado di innescare un circuito virtuoso di sviluppo e crescita del sistema economico locale: la chiamerei attivatore di ricchezza per le molteplici connessioni con tutto il sistema produttivo regionale. Altri due attivatori di ricchezza che sarebbero dovuti sorgere nell’area napoletana sono Bagnoli e l’aeroporto intercontinentale di Lago Patria, poi negli anni localizzato a Grazzanise. Anche in questo caso si tratta di strutture che generano opportunità economiche che vanno ben oltre la loro singola valenza perché capaci di creare sviluppo e posti di lavoro anche nei settori correlati. Quindi ognuno di questi attivatori di ricchezza è capace di essere volano e moltiplicatore di opportunità per gli altri due generando un meccanismo virtuoso di sviluppo che avrebbe fatto della Campania non la regione più ricca d’Italia, ma di tutta Europa! Le promesse della nostra classe politica erano ben chiare: estate 2005, i tre attivatori di ricchezza dovevano essere in funzione o al più in via di ultimazione. Lo stato dell’arte? Ebbene non sono attivi due su tre attivatori, non uno su tre, ma zero su tre.

Estate 2008 ………non sono attivi due su tre attivatori, non uno su … quota sopra

Estate 2010 ... ... ... non sono attivi due su tre attivatori, non uno su ...  quota sopra

Antonio De Cesare

Quando scrivevo cinque anni fa, queste cose mi erano ben chiare così come il fine ultimo di queste “mancanze”: il non fare. I successivi anni trascorsi nel non fare hanno rafforzato in me questo convincimento, ovvero quello di una decisa e duratura volontà di non fare certe cose a Napoli e nel Sud Italia. Il motivo era/è unico e semplice, quello di evitare che una flusso enorme di denaro andasse al Sud, e di dirottarlo altrove. Sempre nel corso di questi ultimi anni ho conosciuto altre realtà che si sono aggiunte ai tre attivatori di cui sopra, o già allora esistenti nelle potenzialità e che avevo trascurato per mia ignoranza. In effetti iniziando da Nord il primo grande attivatore di ricchezza è la Riviera Domiziana, che aveva tutte le potenzialità per diventare una riviera Romagnola, ma più bella di tutto l’attrattore turistico che fa capo a Rimini e Riccione. Immediatamente dopo i Campi Flegrei, verso Nord, inizia una costa che sfruttata al meglio non avrebbe avuto concorrenza con nessun altro comprensorio per il turismo così detto familiare: da Licola a Lago Patria, a Pineta Mare, a Castel Volturno, fino a Mondragone per arrivare a Baia Domizia, Minturno, Formia e Gaeta, spiagge lunghissime, bel mare, sabbioso in genere, vicinanza di Napoli e Roma, siti archeologici unici al mondo e di incomparabile bellezza, stagione lunga almeno due mesi in più di quella romagnola: insomma tutto per un successo assicurato per molti decenni. E invece ... terra di camorra, degrado sociale con immigrazione clandestina incontrollata e degrado ambientale con una terra distrutta dai rifiuti tossici delle industrie del Nord, uno Stato (volutamente?) assente che non ha mai fatto decollare impresa e industria turistica, a vantaggio di altre Riviere che, pur avendo dignità di esistere e capacità imprenditoriali, non avrebbe certo retto questa concorrenza. Immediatamente a Sud i citati Campi Flegrei, inutile descriverli, anche qui siamo in presenza di un comprensorio unico al mondo, con il Golfo di Baia di una bellezza struggente: leggenda metropolitana vuole che gli Agnelli (o impresa immobiliare collegata) avessero dato un’occhiata prima che la Costa Smeralda fosse inventata. Lago d’Averno, Lago di Lucrino, Lago Fusaro, Pozzuoli, Astroni, Baia, Solfatara, e anche qui attrattori archeologici di primissimo ordine, insieme a mare e venti per velisti di prestigio, tutto e tanto per un turismo di alta classe, diverso e a complemento di quello massivo della Riviera Domitia. Anche qui, in surplus, la vicinanza a due metropoli e una stagionalità lunga più del doppio di quella sarda, che è in tutto due mesi, forse cinquanta giorni: ma anche in questo caso si sarebbe trattato di un enorme flusso di denaro che sarebbe arrivato a Napoli, .... meglio la Sardegna. Confinante ai Campli Flegrei la vasta area di Bagnoli: edilizia residenziale, due milioni di metri cubi, parchi, tanto verde, attrezzature sportive, il mare, un porto di grandi dimensioni per la nautica da diporto, accademia della vela, auditorium della musica, alberghi, acquario più grande d’Italia, interesse, sembra, del Cirque du Soleil per un impianto stabile con scuola artistica, e poi i soliti attrattori archeologici, artistici, enogastronomici ecc. ecc. E invece, niente o quasi: nessuna bonifica se non la brillante idea di comprare teli di plastica da mettere sul bagnasciuga per rendere la spiaggia (inquinata) fruibile, un ventennale palleggio di competenze, responsabilità e fondi sperperati nel nulla(?) grazie alla classe politica napoletana, sembrerebbe al servizio di chissà quale disegno perverso di chissà quale mente diabolica se non fosse semplicemente quello di non fare. In città ci spostiamo al Porto, dove il Ventennio ci ha regalato una stazione marittima tra le più belle del mondo, convertita a terminal crociere con tre ormeggi per moderne navi cruiser. Lo sviluppo enorme del settore non ha smosso chi poteva e il terminal crociere è rimasto uno con tre ormeggi: quasi quindici anni fa un progetto di usare il molo San Vincenzo per aumentare il numero di ormeggi, tanto parlare, tanti convegni, ma poi nulla. Nel frattempo in Liguria si sono costruiti tre stazioni marittime, a Civitavecchia si sono costruiti terminal e moli (non c’era niente fino a pochi anni fa) per ormeggiare otto grandi navi contemporaneamente, cosa già successa ad inizio luglio con un movimento imbarco/sbarco di circa 30mila crocieristi in un giorno, a Venezia si costruisce nella Laguna e fra poco sarà pronto il settimo terminal per crociere con un numero elevato di ormeggi tanto che in pochissimo tempo ha superato Genova e Civitavecchia per numero di crocieristi: e pensare che il porto di Napoli era d’avanti a questi porti all’alba dell’era delle crociere. Poi tante costruzioni al Nord e nessuna a Napoli così il flusso delle crociere ha preso altre vie. Identico discorso per il traffico delle merci in contenitori: circa dieci anni fa Cosco e Msc volevano investire nel porto, pronti a costruire una nuova darsena a Levante; tutti d’accordo, cosa bellissima per l’occupazione a Napoli, soldi privati, tanti convegni, presidenti di Autorità Portuali che hanno tre volte annunciato ufficialmente l’inizio dei lavori ... mai iniziati. Stato dell’arte zero, ma è ovvio, la ricchezza generata dal movimentare delle merci non può finire, anche se solo in parte, a Napoli, quindi costruiamo altrove, Genova, Livorno, Civitavecchia ecc. Altra incompiuta opera mai iniziata il marina di Porto Fiorito, a San Giovanni a Teduccio, anche qui lavori ufficialmente iniziati senza muovere nemmeno una pietra. Per finire un cenno a Eurodysney, quello di Parigi: altra leggenda metropolitana vuole che gli americani siano venuti nella nostra zona, dalle parti di Afragola, ma siano scappati per paura della camorra! (?) Però se gli si dava una mano ... la struttura ha generato 40.000 mila posti lavoro diretti e indiretti e riceve oltre 12 milioni di turisti l’anno. E’ difficile immaginare la montagna di cibo, di bevande, di alberghi, di pullman, di voli aerei da tutta Europa che ha generato dal nulla e che forse sarebbero stati anche di più in Campania favoriti da un clima e da una stagionalità ben diversa da quella del Nord della Francia: un autentico fiume di denaro! A Napoli? No, meglio a Parigi. Riepilogando velocemente, nel ventennio 1980/2000 si potevano realizzare: Riviera Domizia, Golfo di Baia/costa Smeralda, Bagnoli, Molo San Vincenzo (crociere), Darsena di Levante (container), Portofiorito, aeroporto di Grazzanise, Eurodysney, completare Interporto di Marcianise, che insieme a Pompei/Ercolano (3 milioni di visitatori/anno), la Reggia di Caserta, Marina di Stabia (unica grande infrastruttura realizzata) il Golfo di Napoli (7 milioni di passeggeri/anno) avrebbero fatto di questa regione non la più ricca d’Italia, ma la più ricca d’Europa.

Antonio De Cesare

II Commissione "Ministero Attività Produttive, Infrastrutture e Trasporti"